Valeria Centorame
Carcere lager: sedazione istituzionale di massa?

http://notizie.radicali.it/ 28-05-2012
Negli istituti penitenziari vengono somministrate benzodiazepine che permettono di controllare chimicamente l’umore dei detenuti e di “lenire” l’ansia della carcerazione, una vera e propria "sedazione istituzionale" a detta di molti. L’istituzione carceraria si serve così della psichiatria per stemperare il conflitto, e garantirsi una maggiore sopportazione, da parte dei detenuti, delle situazioni di degrado e sovraffollamento che sono costretti a subire, ad oggi arrivato oltre l'umano tollerabile, con mancanza di acqua, riscaldamento, cure mediche, cibo ed assistenza, sovraffollamento (il più alto dal dopoguerra) composto per quasi la metà da persone in attesa di giudizio, tossicodipendenti ed autori di piccoli reati, insomma gente che probabilmente in carcere neanche dovrebbe stare.

Gocce di EN, TRANQUIRIT, TAVOR, LEXOTAN, LIBRIUM, MINIAS, RIVOTRIL, e tutta una miriade di “sostanze psicotrope legali” sono dunque somministrate massicciamente ai detenuti.
Ma quanti sono i detenuti nelle carceri e gli "ospiti" dei Cie trattati con tali sostanze?
E quali sono gli effetti indesiderati?

"Desta preoccupazione" - viene segnalato nel rapporto Antigone-Prc - l’uso massiccio di psicofarmaci in carcere: ne farebbe uso il 50% dei detenuti (tra i piu’ diffusi ci sono ansiolitici, antidepressivi, antipsicotici). Da una ricerca condotta invece dal Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud contro gli usi ed abusi della psichiatria, possiamo rilevare quanto segue:

“Basta un anno di carcere a base di benzodiazepine per assicurarsi i seguenti effetti indesiderati che saranno per sempre: riduzione dell’attenzione (tale da rendere pericolosa la guida), confusione ed affaticamento, cefalea, vertigini e debolezza muscolare, visione doppia, disturbi gastrointestinali ed epatici, cambiamenti nella libido fino all’ impotenza sessuale, amnesia, irrequietezza, ottundimento delle emozioni, allucinazioni e addirittura tendenze suicide. Inoltre questi farmaci sviluppano una dipendenza fisica, e la sospensione della terapia può provocare fenomeni di rimbalzo e di astinenza.”

Antonella Sini che ha lavorato per 21 anni nelle carceri di Sassari e di Alghero dichiara su dipendenze da psicofarmaci e altro. Sull'abuso di psicofarmaci nessuna incertezza, secondo il medico a volte è proprio in carcere che si creano nuove dipendenze. Così racconta la sua esperienza: «Erano soprattutto i detenuti che arrivavano da Cagliari che venivano riempiti di psicofarmaci, completamente sedati. È sempre una conseguenza degli organici carenti, perché così non rompono le scatole, è un modo per tenerti legato al letto senza lacci o corde».
Da un lato, spiega Sini, sono anche i reclusi che li chiedono: «Nelle strutture che ho conosciuto non ci sono tante attività e trascorrere una giornata dentro è davvero dura. Non tutti infatti hanno la vocazione da topo di biblioteca, da grandi lettori. E così è più facile anche per gli operatori somministrare psicofarmaci e far semplicemente dormire i reclusi».

Quindi mentre si finisce in carcere per reati legati alla droga, al consumo ed allo spaccio,con pene sempre più aspre e ci si spende contro la giusta legalizzazione delle droghe leggere...
una volta reclusi si viene trattati tutti con sostanze che secondo The Icarus Project e Freedom Center (Edizione italiana a cura di “Progetto Contraria-Mente) creano addirittura più dipendenza dell'eroina.

"Gli stimolanti per ADHD, i sonniferi, come anche i tranquillanti benzodiazepinici, creano dipendenza fisica come le droghe di strada, mentre le benzodiazepine creano più dipendenza dell’eroina. Il retaggio di un trattamento psichiatrico è di violenza e d’abuso. Oggi, grazie all’attivismo per i diritti dei pazienti e il movimento psichiatrico dei sopravvissuti alla psichiatria, le leggi spesso riconoscono il danno che può essere provocato dalla psicofarmacologizzazione forzata ed esistono dei diritti che prescrivono di usare i trattamenti meno intrusivi e meno nocivi. Queste raccomandazioni, tuttavia, sono raramente seguite del tutto".

A questo proposito ricordo come sia contrario al V Principio delle Nazioni Unite di etica medica la somministrazione di farmaci sedanti che non sia motivata da criteri puramente medici. Vi è violazione dell'etica medica se dei membri del personale sanitario, ed in particolare dei medici, partecipano, in qualsivoglia maniera, alla contenzione di prigionieri e detenuti, fatto salvo il caso in cui ciò sia giudicato, sulla base di criteri puramente medici, necessario per la protezione della salute fisica e mentale o per la sicurezza del prigioniero o del detenuto medesimo, degli altri prigionieri o detenuti, o del personale di vigilanza e non presenti alcun pericolo per la sua salute fisica e mentale". Principio 5 dei Principi di etica medica applicabili nello svolgimento delle funzioni del personale sanitario, ed in particolare dei medici, per la protezione dei prigionieri e dei detenuti contro la tortura e altre pene e trattamenti crudeli , inumani o degradanti adottati dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 1982 (risoluzione 37/194).

"E' punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizione della libertà." Comma 4, art.13 della Costituzione della Repubblica Italiana.
"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana" Art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana.
"Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti." Art. 3 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e della libertà fondamentali.
Dal 14 giugno 2008 sono trasferite al Servizio sanitario nazionale tutte le funzioni sanitarie svolte dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e dal Dipartimento della giustizia minorile del Ministero della giustizia. E' quanto prevede il D.P.C.M. 1 aprile 2008 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale 30 maggio 2008, n. 126)
In ambito penitenziario, anche nel senso del perseguimento delle condizioni di “benessere” dei suoi iscritti, conformemente al concetto di salute enunciato dall’OMS, è proprio a partire dal potere del Ministro della salute di imporre la rimozione delle cause di malessere evitabile nei confronti dei cittadini detenuti. Che posizioni hanno preso i vari Ministri della Salute per rimuovere queste cause non di malessere quanto invece di morte?

Dal mese di luglio 2011, data in cui il nostro Presidente della Repubblica dichiarava la "prepotente urgenza"ci sono state moltissime altre morti di carcere, sia tra i reclusi che tra il personale penitenziario, la situazione carceraria è andata peggiorando e come si possono definire queste morti se non «assassini di Stato», di uno Stato consapevole della violazione delle sue stesse leggi nazionali e sovranazionali?

Quando la politica capirà che è ormai una non rinviabile URGENTE questione di COSCIENZA e non di CONSENSO? Cosa ancora si aspetta ancora a proporre una soluzione di amnistia, legata ad una seria riforma della giustizia?
Perché non si agisce prontamente contro quella che è definita URGENZA e violazione dei diritti umani? Che la "sedazione istituzionale", abbia intorpidito le coscienze di chi ha facoltà di intervento?