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Un passo concreto per affrontare l’“emergenza carceri”: la proposta della Commissione mista del CSM
7 Dicembre 2012La situazione delle carceri italiane, profondamente segnata da carenze normative, cronica e crescente mancanza di risorse, inadeguatezza delle strutture e da una drammatica, diffusa situazione di sovraffollamento degli istituti penitenziari, ha motivato il Consiglio Superiore della Magistratura a costituire - con delibera del 26 luglio 2010 - una "Commissione mista", coordinata dal prof. Glauco Giostra e composta da tre componenti dello stesso Consiglio, tre componenti designati dal Ministro della Giustizia, e sei magistrati di sorveglianza, allo scopo di elaborare proposte di intervento sul piano ordinamentale, organizzativo e normativo, idonee ad affrontare le criticità che concorrono a determinare il fenomeno dell' overcrowding e delle difficili condizioni di vita all'interno delle strutture penitenziarie, spesso di gravità tale da integrare violazioni dei diritti fondamentali della persona.
Sollecitata anche dai reiterati auspici del Capo dello Stato, ripresi dal Ministro della giustizia, per una rapida adozione degli strumenti più idonei a porre rimedio, nell'immediato, alla grave situazione e creare le condizioni favorevoli ad "un sistema rispettoso del dettato costituzionale sulla funzione rieducativa della pena e sui diritti e la dignità della persona", la Commissione ha elaborato un documento, qui pubblicato in allegato, che contiene una proposta articolata di interventi normativi e organizzativi, che rappresentano una serie di possibili soluzioni di immediata incidenza, intese a favorire il deflusso dalle strutture carcerarie, limitare gli ingressi e incidere sulla durata dei procedimenti che più direttamente interessano le posizioni soggettive dei detenuti, operando nella direzione della semplificazione e razionalizzazione dei percorsi - amministrativi e giurisdizionali - che caratterizzano la gestione della vita quotidiana delle persone sottoposte a detenzione o a misura alternativa.
Il documento, presentato ufficialmente al Salone della Giustizia di Roma il 21 novembre scorso, si articola su una serie di modifiche del quadro normativo esistente e su una proposta di "buone prassi" e soluzioni organizzative di natura extranormativa, con il convergente obiettivo di introdurre soluzioni idonee ad assicurare strutturali rimedi alla situazione di sovraffollamento negli istituti penitenziari e di migliorare tempi e qualità dell'offerta trattamentale alle persone detenute.
La prima parte della proposta ("Interventi di carattere normativo"), tocca il settore delle c.d. "preclusioni" all'accesso ai benefici penitenziari poste ai condannati per delitti di particolare allarme sociale (art. 4-bis, L. 354/75; art. 656, comma 9, lett. a), c.p.p.), ed ai soggetti recidivi "qualificati"(art. 99, comma 4, c.p.; art. 656, comma 9, lett. c), c.p.p.); la disciplina delle misure cautelari personali per ridurne, in un'ottica di extrema ratio, gli automatismi applicativi a poche, eccezionali ipotesi; le norme che regolano l'avvio della fase esecutiva della pena detentiva (art. 656, c.p.p.); le disposizioni della legge di ordinamento penitenziario (legge 26 luglio 1975, n. 354) e del suo regolamento di esecuzione (d.p.r. 30 giugno 2000, n. 230), nonché quelle altre fonti - segnatamente, il codice penale sostanziale e processuale, il testo unico in materia di stupefacenti e il testo unico in materia di immigrazione - che concorrono a disegnare il quadro normativo dell'esecuzione penitenziaria.
La modifica normativa è quindi riportata in un quadro sinottico, che, raffrontando il testo normativo attuale con quello che risulterebbe in seguito alle modifiche proposte, riporta con immediatezza anche visiva la complessa articolazione dell'intervento, analiticamente descritto dalle note illustrative inserite a margine dell'articolato.
E' inoltre acclusa una proiezione, fondata su dati statistici messi a disposizione dal Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, in ordine agli effetti deflativi che l'approvazione anche solo di alcune tra le principali proposte di modifica del quadro normativo vigente produrrebbe e che riguarderebbe, in termini di presenze stabili, un numero di detenuti variabile tra i 5.000 e i 10.000 a distanza di un anno, nonché un calo del flusso annuale in entrata stimabile tra le 15.000 e le 20.000 unità. Si sottolinea, inoltre, che il maggior ricorso alle misure alternative comporterà de futuro un ulteriore decremento, ancorché non quantificabile, degli ingressi in carcere, atteso che il tasso di recidiva è notevolmente più alto tra i condannati che hanno espiato la pena in forma detentiva.
Il documento si completa con una articolata proposta di natura organizzativa ("Interventi di carattere extranormativo"), praticabile ad assetto legislativo invariato e di immediata applicazione, per una migliore gestione delle molteplici problematiche correlate alla situazione di sovraffollamento degli istituti di pena. L'illustrazione delle "buone prassi" si svolge per grandi aree tematiche, che toccano il procedimento di sorveglianza e le misure alternative alla detenzione; la riorganizzazione degli adempimenti di natura amministrativa; l'adeguamento delle strutture penitenziarie e delle modalità trattamentali; la presa in carico e il recupero dei detenuti tossicodipendenti; la gestione dei soggetti arrestati; una più intensa collaborazione tra il D.A.P. e la magistratura di sorveglianza; il migliore utilizzo delle risorse telematiche; una più efficiente organizzazione degli uffici di sorveglianza territoriali.